Venerdì 19 Aprile 2024

Riflettiamo sulla fatturazione elettronica (una voce fuori dal coro)

La fatturazione elettronica prende le mosse dall’introduzione di uno standard Saf-t, Audit file for tax; si tratta di uno standard internazionale per lo scambio elettronico dei dati contabili.
Lo standard è definito dall’OCSE che è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ed è sempre più adottato nei paesi europei come mezzo per presentare le dichiarazioni dei redditi per via elettronica.
I requisiti del file sono espressi usando il protocollo informatico XML, ma l'OCSE non impone alcun formato di file particolare, raccomandando che “È del tutto compito degli enti di gestione dei ricavi sviluppare le loro politiche per l'implementazione di SAF-T, inclusa la sua rappresentazione in XML. Tuttavia, gli organismi di gestione delle entrate dovrebbero prendere in considerazione i formati di dati che consentono oggi l'automazione dell'audit riducendo al minimo i costi potenziali per tutte le parti interessate quando si spostano verso nuovi standard globali aperti per dati aziendali e finanziari come XBRL e XBRL-GL in particolare.”.
Cos’è il XML? E’ un documento informatico che contiene dati racchiusi tra tag < >.
La descrizione, nella struttura, del significato dei dati rende possibile il loro riutilizzo in diversi modi; per esempio, se si ha un blocco di dati di vendita in cui ogni voce è chiaramente identificata, è possibile caricare solo le voci necessarie in un report di vendita e le altre in un database di contabilità; in altre parole, è possibile usare un sistema per generare i dati, contrassegnarli con tag XML e quindi elaborarli in diversi altri sistemi. Questa caratteristica di portabilità è il motivo per cui l’XML è ormai una delle tecnologie più diffuse per lo scambio dei dati.
In definitiva i vantaggi del XML sono quelli di andare a popolare da una parte i database del gestionale di contabilità, dall’altra i database dell’Agenzia delle Entrate.

L’introduzione del sistema di fatturazione elettronica nel sistema fiscale italiano tramite documenti XML è stata introdotta con due distinti scopi:
-    ridurre l’evasione IVA al fine di scongiurare l’aumento delle aliquote IVA a partire dal 1/1/2019;
-    inseguire una “fantomatica” semplificazione fiscale.
Ma se davvero parliamo di semplificazione, se davvero parliamo di lotta all’evasione, davvero questa è la strada giusta? Ma ci si aspetta che i commercialisti siano tutti programmatori ed informatici?
A nostro giudizio e per le motivazioni che di seguito illustreremo, l’unica semplificazione che l’introduzione del nuovo sistema di fatturazione riuscirà ad ottenere sarà quello della velocizzazione della mera registrazione contabile dei documenti.
Inoltre, sicuramente un adempimento che verrà abrogato sarà la comunicazione fatture emesse e ricevute, ma rimarranno tutti gli altri obblighi.
La Legge di Bilancio 2018, che riforma profondamente il D.Lgs. 127/2015, all’Articolo 4, “Semplificazioni amministrative e contabili” recita: “Viene previsto che l’agenzia delle Entrate metta a disposizione delle imprese in contabilità semplificata e dei professionisti gli elementi informativi necessari per la predisposizione dei prospetti di liquidazione periodica dell’Iva, una bozza di dichiarazione annuale dell’Iva e di dichiarazione dei redditi, con i relativi prospetti riepilogativi dei calcoli effettuati nonché le bozze dei modelli F24 di versamento recanti l’ammontare delle imposte da versare, compensare o richiedere a rimborso".  
Parlando di “bozze”, in base ad un’interpretazione letterale della disposizione, si comprende che la liquidazione dell’Iva dovrà continuare ad essere effettuata dal contribuente, ma utilizzando gli elementi informativi messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. D’altronde, perché ci hanno chiesto di inviare le “LIPE” se era già in programma di inserire un altro adempimento obbligatorio quale quello della “Comunicazione dati fatture emesse e ricevute?” Perché da quest’ultima non si può avere una corretta e chiara individuazione della liquidazione IVA!
La detraibilità dell’IVA in fattura, così come la deducibilità dei costi, passano necessariamente PER IL VAGLIO DEL COMMERCIALISTA.
Ciò comporta che i nostri studi continueranno a determinarne la competenza, l’inerenza, la corretta deducibilità del costo e la corretta detraibilità dell’IVA. Il fatto di poter pensare che gli adempimenti diminuiranno è un grosso errore perché gli adempimenti rimarranno pressoché gli stessi.
Gli altri adempimenti (Certificazioni uniche, LIPE, Comunicazione spese sanitarie, Comunicazione spese funebri, Dichiarazioni Fiscali, Mod. 770), stando alle notizie che attualmente sono a disposizione, resteranno invariati.

Dal punto di vista del ciclo di registrazione delle fatture, la complicazione è ancor più evidente.
Non è ancora chiaro se il sistema SDI metterà a disposizione i flussi delle fatture elettroniche oppure le fatture dovranno essere scaricate e registrate una per una. In ogni caso, si dovrà prestare particolare attenzione poiché i termini di registrazione partono dalla ricezione della fattura. La fattura consegnata al sistema SDI equivalga quindi alla ricezione della stessa poiché i termini per la registrazione, anche alla luce della circolare 1/E/2018, dipenderanno dalla data di ricezione.
Per semplificare e migliorare quest’aspetto, ci si dovrà giocoforza rivolgere alle case di software, spendendo cifre rilevanti, al fine di gestire un flusso di fatture elettroniche sia in entrata che in uscita.
Il messaggio che gli organi di Governo stanno facendo passare presso i nostri clienti, è che la fattura elettronica farà risparmiare il costo del Commercialista.
Assisteremo a scontri con il cliente che chiederà un adeguamento al ribasso del compenso mentre i nostri studi diventeranno, di fatto, le segretarie dei nostri clienti, almeno per quelli meno organizzati, i quali non riusciranno a dotarsi di un sistema che gli permetta di gestire ciclo attivo e passivo in XML. Oltre a fare la contabilità, dovremo emettere fatture elettroniche in nome e per conto della clientela.
Questo porterà inevitabilmente un aggravio elevato dei costi che difficilmente si riuscirà a ribaltare sui nostri clienti.
Eppure, già a partire dalla DIRETTIVA 2014/55/UE, numerose sono le raccomandazioni da parte dell’UE all’introduzione di un sistema che “consenta l'istituzione di sistemi di fatturazione elettronica pratici, di facile uso, flessibili ed efficienti in termini di costi”. Inoltre, nella decisione di esecuzione Ue nr. 2018/593 del 16 aprile 2018, la Commissione Europea, nell’autorizzare l’Italia ad introdurre temporaneamente ed in deroga (dal 01/01/2019 al 31/12/2021) l’obbligatorietà della Fattura Elettronica, richiede, nel caso di proroga della stessa, di presentare una relazione che illustri, tra le altre cose, se tali misure aumentino gli oneri e i costi amministrativi in capo ai soggetti passivi.

Ma cosa succederà poi dal punto di vista delle fatture ricevute?
I nostri clienti dovranno comunicare un codice univoco ai loro fornitori; il loro fornitore (ne ha facoltà) invierà anche questa fattura non solamente XML, bensì anche utilizzando il sistema di posta elettronica certificata, per ragioni di controllo di prezzi e/o per verificare effettivamente la merce acquistata. Non solo, ci saranno anche da considerare le fatture inviate da soggetti quali gli imprenditori agricoli e i soggetti con partita IVA nel sistema forfettario, non obbligati al sistema FE.
Non ultimo, per quanto riguarda la FE sui carburanti, nel caso di mancato accreditamento presso lo SDI, il fornitore deve tempestivamente comunicare al cliente che l’originale della fattura è a sua disposizione nell’area riservata del portale Fatture e Corrispettivi e tale comunicazione può essere effettuata anche mediante la consegna di una copia cartacea o informatica della fattura tramite i canali tradizionali (es. spedizione cartacea, trasmissione di un .pdf via e-mail); sarà compito del cliente (o sarebbe più corretto dire, del proprio commercialista) recuperare la fattura XML.
Ci sarà quindi per un periodo una convivenza tra i flussi di fatturazione elettronica XML e documenti cartacei, con un intreccio di file, documenti ricevuti tramite posta elettronica certificata e documenti cartacei che può portare null’altro che confusione.
Il primo dubbio sarà: abbiamo ricevuto tutti i documenti?
E se il cliente si rifiuta di pagare il software offerto dalle nostre software house che ci permette la trasmissione e la ricezione delle fatture, cosa facciamo? Impazziamo o abbandoniamo il cliente?
Benvenuti nell’era delle semplificazioni!

Dal punto di vista giuridico, si deve rilevare che la fattura elettronica non è un documento cartaceo ed ha valore giuridico soltanto nel formato digitale. Quindi nel caso di un decreto ingiuntivo per un mancato pagamento, non si potrà più esibire la carta, bensì si dovrà esibire al Tribunale il file XML. Ma stando a quanto finora riportato, l’Agenzia delle Entrate garantirà la conservazione sostitutiva del documento solamente ai fini fiscali e non ai fini civilistici.
Riporta il sito www.agendadigitale.eu “Sogei Spa ad oggi non è un conservatore accreditato, ed il modello organizzativo adottato che prevede che il contribuente svolga il ruolo di responsabile della conservazione, e quindi dovrà stilare il manuale della conservazione, riportando per esempio i dati identificativi del responsabile della conservazione, quali altri documenti sono conservati in digitale, etc.”.
Di conseguenza chi emette la fattura, per avere una validità ai fini civilistici, avrà l’obbligo di procedere all’archiviazione sostitutiva con conseguente ULTERIORE aggravio di costi?
E per quanto riguarda le eventuali procedure concorsuali, cosa faranno le aziende? Sembrerebbe che la conservazione sostitutiva diventi un obbligo civilistico.

Dal punto di vista della Privacy, inoltre, la situazione diventa sconvolgente.
Come già messo in risalto dallo scrivente nel convegno dal Sindacato Italiano Commercialisti, tenutosi a Roma il 27 gennaio 2017, con il sistema di fatturazione elettronica verranno trasmessi allo SDI non solamente quelli che vengono definiti la “Testata” e il “Piede” della fattura, contenenti i dati necessari ai fini del recupero dell’evasione IVA.
Verrà trasmesso altresì il cosiddetto “corpo”, contenente codici articolo, articoli, sconti applicati e, soprattutto,  prezzi unitari praticati.
Immediatamente, andremo ad implementare un database centralizzato in mano a Sogei che conterrà i listini applicati da ogni operatore economico presente in Italia per ogni articolo venduto, differenziato da cliente a cliente.
Questa aberrazione, come rimarcato anche dall’Unione Artigiani di Monza e Brianza, presenta “profili di possibile violazione dei segreti industriali e commerciali nonché della vita privata dei consumatori. Infatti l’Agenzia delle Entrate saprà in tempo reale il dettaglio di ogni compravendita (contenuto, data, luogo, prezzo e fornitore). In un’epoca in cui emergono quasi quotidianamente scandali di raccolta e uso di dati sensibili in modo illegittimo, ci pare quanto meno doveroso segnalare al Garante per la Privacy questa problematica, sollecitandone un intervento urgente ed opportuno che, prima dell’avvio, chiarisca e ponga limiti al contenuto dei dati trasmessi”.
La preoccupazione è legittima, visto che nulla in informatica è sicuro. Lo dimostra la notizia riportata il 09/05/2018 dall’Agi riguardante l’hackeraggio del sito della Symantec, il più importante produttore al mondo di antivirus (Norton).
Inoltre, con la gestione della privacy in mano a Sogei, visto il precedente della trasmissione delle liquidazioni Iva, non c’è da stare molto tranquilli. Si rifletta anche sul rigetto della proposta fatta dal nostro Consiglio Nazionale in merito alla costituzione di una piattaforma contabile unica. Rigetto motivato per problemi relativi alla privacy!
Ma l’Agenzia delle Entrate non ha bisogno dei dati del corpo centrale della fattura e neanche si può pensare che i controlli di magazzino per la coerenza delle fatture possano essere automatizzati. Chiunque abbia fatto un controllo di magazzino sa che i prodotti possono arrivare in kit e venduti separatamente, possono cambiare descrizione e codifica nel momento in cui passano dall’azienda fornitrice a quella acquirente, ecc.
Non potendo pensare che chi ha suggerito una tale misura non possa aver considerato tali questioni, la domanda che ci poniamo è: a chi servono VERAMENTE questi dati? Chi può aver vantaggio a mettere le mani su un unico database che contiene informazioni aziendali così riservate?

Ma davvero quella della fatturazione elettronica in XML, così come proposta, è l’unica strada percorribile?
Sia chiaro: NON SIAMO CONTRO L’INNOVAZIONE !
E neanche riteniamo che l’innovazione introdotta dalla fattura elettronica che permette l’immediata contabilizzazione non sia un passo in avanti per risparmiare tempo e lavoro.
Quello che contestiamo è l’attuale impostazione proposta!
Non è pensabile che l’adempimento sia imposto alle aziende italiane senza possibilità di scelta e senza un lungo periodo di sperimentazione, affinamento ed adeguamento! A partire dalle grandi realtà imprenditoriali informaticamente più organizzate. Così come non è pensabile (sicuramente sarà fallimentare) l’obbligo di passaggio della fattura tramite lo SDI al fine di archiviazione ed utilizzo fiscale per dichiarazioni precompilate e controlli.

Visto che sarà sempre necessario il vaglio del commercialista sulle fatture e considerando che quasi tutti i software di contabilità sono sviluppati su database (i restanti riescono a dare risultati in emulazione database tramite collegamenti ODBC o JDBC), la soluzione alternativa, performante e più semplice da attuare sarebbe stata quella dell’upload tramite query di aggiornamento (o di accodamento) periodiche da inviare allo SDI, partendo dai gestionali contabili e fiscali.

Questo upload, automatizzato e periodico, avrebbe potuto  essere attuato partendo dai registri IVA ai quali potevano essere abbinati, in una tabella standardizzata e imposta alle software house da SOGEI, anche i costi non IVA e le ritenute d’acconto.

Questa operazione ci avrebbe evitato quanto meno le trasmissioni delle LIPE, delle Certificazioni Uniche e permetterebbe anche di predisporre delle dichiarazioni precompilate partendo da una contabilità già certa e verificata.
Inutile dire che in questo modo, trasmettendo solamente imponibili e IVA, si ridurrebbe il pericolo privacy. E se proprio non se ne può fare a meno di utilizzare l’XML, specifichiamo che quanto anzidetto può essere realizzato anche utilizzando codesto protocollo di interscambio, sempre partendo, però, da dati già registrati in contabilità. Magari, partendo da fatture elettroniche, registrate, alle quali è già stato attribuito il conto contabile esatto e valutata la corretta deducibilità/detraibilità!

In conclusione, le soluzioni tecniche per arrivare ad ottenere risultati migliori ci sono, sono più semplici e vengono utilizzate ogni giorno per il passaggio dei dati da un database ad un altro.
Rigettiamo con forza le prese di posizione che parlano di “progresso”!
Il progresso va governato perché la tecnologia serve a risolvere i problemi, non ad aumentarli.
In caso contrario, saremo il Paese che rincorre tecnologicamente il Cile (ultimo paese dell’America Latina ad aver inserito la FE generalizzata a regime). E non ci sembra un bel primato…!

Donatello SCIUBBA
Sindacato italiano Commercialisti

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