Martedì 23 Aprile 2024

Tra proteste, tavoli e spesometri: facciamo un po' di chiarezza

Politica sindacale e posizione attuale del Sindacato italiano Commercialisti

Dopo un lungo periodo difficile per la Categoria a causa di adempimenti sempre più stringenti ed onerosi (sostanzialmente a nostro carico), il Sindacato italiano Commercialisti ha sentito la necessità di fare un po’ di chiarezza in ordine alla coerenza dei propri comportamenti ed ai rapporti con i diversi players dentro e fuori alla nostra Categoria.

Per dovere informativo nei confronti dei nostri associati e simpatizzanti ci teniamo a fare presente che il SiC:        

·        non fa parte del tavolo del coordinamento delle 7 sigle sindacali che hanno organizzato l’incontro con il MEF della scorsa settimana, né ha mai chiesto di sedervi o è mai stato invitato ad aderire negli incontri precedenti;

·         non è stato neppure informato della volontà delle altre sigle di presentare un documento congiunto al Viceministro Casero;

·         anche qualora fosse stato informato,  – pur condividendo nel merito ed in larga parte il contenuto del documento – in questo momento non avrebbe automaticamente preso parte all’iniziativa;

·         era infatti presente alla riunione indetta dal Presidente del Consiglio Nazionale, Massimo Miani, il 1° giugno u.s., unitamente a tutte le sigle sindacali (vecchie e nuove, numerose e non) ed aveva accolto la raccomandazione del massimo Organo di Categoria, di evitare azioni scoordinate nei confronti dei rappresentanti politici e degli organi istituzionali, che potessero rivelarsi, anche solo indirettamente, delegittimanti per il Consiglio Nazionale, cui spetta per legge la rappresentanza di tutti gli appartenenti alla Categoria;

·         in quell’occasione, aveva raccolto l’invito del Presidente Massimo Miani, di riflettere su una forma di confederazione sindacale, che potesse presentarsi con un unico interlocutore: sia nei confronti del CN, che verso l’esterno.

E proprio in quest’ultima occasione presso il CN, lo stesso SiC aveva espresso il desiderio di cominciare a confrontarsi seduta stante, per dare vita ad una Confederazione unitaria che preservasse la storia delle singole associazioni ma trovasse dei momenti di raccordo e di incontro. Il fine evidente era quello di parlare con una voce sola ma forte, dopo aver condiviso problematiche ed individuato strategie comuni.

Le 7 sigle tra loro coordinate, non sono mai state d’accordo ad allargare il proprio “perimetro” e sono state sempre unite nel rapportarsi da sole nei confronti del MEF con il risultato di avere scarsa considerazione da parte dell’AdE (che finora non ha perso occasione per smentire quanto loro promesso nei diversi “tavoli”), creare frizioni con il CN che rivendica a nostro avviso un ruolo che gli è proprio (quello di rappresentare la Categoria tutta) e chiudendosi a riccio, vedendo il nostro Sindacato non come proattivo e portatore di idee e Colleghi di buona volontà, bensì come un corpo estraneo, se possibile da ignorare. Tra l’altro scegliendosi anche un interlocutore poco credibile, perché il Vice Ministro Casero (del quale avevamo a suo tempo chiesto le dimissioni) continua ad essere a nostro avviso un Collega poco attento alle esigenze dei contribuenti e dei professionisti, del quale abbiamo già sperimentato promesse fatte in diverse occasioni pubbliche e poi, puntualmente, non mantenute.

Pretendere di rappresentare tutta la Categoria perché si è più rappresentativi di altri è un terreno scivoloso. La rappresentatività – diversa da quella prevista ope legis – oggi non si conta più soltanto con il classico tesseramento ma anche con la presenza, le condivisioni ed il generale gradimento sui social networks, qualora utilizzati in maniera seria e professionale, come il SiC ritiene di avere sempre fatto.

Ricordiamo inoltre che la nostra associazione è l’unica che ha nella propria denominazione l’espressione “sindacato” e troppo spesso si tende a sottovalutare la valenza sindacale di un organismo rispetto ad altre finalità (quale ad esempio quella della formazione), certamente nobili ma diverse dal “fare sindacato” per la Categoria che vuol dire, prima di tutto, difendere e tutelare gli iscritti.                    

Noi crediamo che il risultato della mancata semplificazione, dell’aumento della pressione tributaria ed amministrativa sulle nostre imprese ed i progetti (realistici) di totale smantellamento della nostra professione attraverso la fatturazione elettronica di massa, le dichiarazioni precompilate dall’AdE e l’uso massiccio dell’informatica nei nostri studi (mediamente non composti  da informatici),  siano anche frutto delle nostre divisioni e della nostra scarsa unità di azione e forza sindacale.

A questo punto, impregiudicata la nostra disponibilità al dialogo con gli altri organismi sindacali, crediamo che debba essere il Consiglio Nazionale a convocare periodicamente tutte le sigle esistenti (ad esempio ogni quattro mesi), per ascoltare la voce di tutti (che è poi quella della base degli iscritti), per poi portare avanti esso stesso CN – in maniera unitaria, forte e credibile – le richieste maturate in un consesso maggiormente allargato, approfondito e condiviso. Dunque, dovrebbe essere il CN secondo noi a partecipare e promuovere i diversi tavoli di confronto, con il MEF e con tutti gli altri interlocutori istituzionali, eventualmente coinvolgendo anche i sindacati ai diversi incontri.

Questa è la nostra posizione. Non abbiamo mai amato scontri, polemiche e rivendicazioni. Abbiamo invece sempre creduto nella forza intellettuale e nello stesso tempo creativa della nostra professione, in ordine alla quale siamo e rimarremo sempre idealmente e fattivamente al servizio.

O portiamo avanti una politica professionale forte, in maniera unitaria ed individuando delle strategie lungimiranti, oppure il vento del cambiamento ci sovrasterà. Ed a quel punto sarà troppo tardi per cambiare strategia e diventerà sterile dare la colpa agli altri e parlare di chi è o non è rappresentativo.

Per Sindacato italiano Commercialisti
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