Parole, parole, parole
Basandoci sui semplici fatti, dalla revoca ad oggi dobbiamo evidenziare:
1. il decreto mille proroghe ha reinserito i modelli Intrastat acquisti per il 2017, con buona pace della semplificazione!
2. l’aver previsto lo spesometro per il 2017 a cadenza semestrale (invece che trimestrale) è una semplificazione di mera facciata, laddove le comunicazioni delle liquidazioni IVA sono rimaste trimestrali (prossima scadenza 31 maggio relativamente al 1° trimestre 2017);
3. da ciò che si legge in merito alla ormai prossima nuova disciplina sull’antiriciclaggio, oltre a non trovare spazio la nostra proposta della “diffida accertativa”, non sembrano esserci particolari agevolazioni per i piccoli studi professionali nei confronti dei quali l'impianto normativo sembrerebbe comportare adempimenti comunque esageratamente gravosi;
4. la Dott.ssa Orlandi si è resa protagonista di dichiarazioni circa "sentenze pilota della Cassazione" ritenute di estrema gravità anche dal nostro Sindacato, che ha stimolato un'interrogazione parlamentare presentata in questi giorni.
Se tre indizi fanno una prova… qui di indizi ne abbiamo ben quattro. E' più che logico immaginare come, da parte dell’AdE, non vi sia una reale volontà di cambiare atteggiamento. Appare ormai chiaro che la revoca dello sciopero sia stata fatta fidandosi di chi la fiducia non sta dimostrando di meritarla. Da qui il titolo del presente articolo: parole, soltanto parole, parafrasando quello di una famosa canzone.
Non dimenticando quanto ci è stato promesso ed i motivi che hanno indotto in buona fede alla revoca del primo sciopero regolamentato della nostra categoria, proponiamo che le parti in causa (AdE, CNDCEC, sigle sindacali) predispongano al più presto uno scadenzario, ovvero un “planning” dettagliato dei lavori in corso (tavoli avviati ed argomenti posti in discussione), dei tempi di realizzazione promessi e poi (eventualmente) mantenuti. Tale “planning” sarà quanto mai necessario per verificare la reale disponibilità dell’Agenzia delle Entrate a valutare concretamente le nostre istanze. Se dovessimo verificare la mancanza o la carenza di risposte risolutive da parte del Legislatore, del Ministero e dell’AdE (come purtroppo sembra dalle prime avvisaglie), dovremmo giocoforza immaginare la proclamazione di un nuovo stato di agitazione, eventualmente concomitante alle scadenze fiscali.
Per il Sindacato italiano Commercialisti
Il Comitato Direttivo