Notiziario Permanente

I CONTI E LE CONSIDERAZIONI PER CAPIRE QUANDO CONVIENE  ESTERNALIZZARE CERTE ATTIVITA'

Delegare all'esterno alcune funzioni, che classicamente erano invece considerate come compiti del personale interno all'azienda, è un'esigenza sempre più sentita, soprattutto in due ipotesi:

    - Prima di tutto si può pensare a che cosa accade nei gruppi di società, ovvero in quell'insieme di imprese che, seppur vincolate da possessi di partecipazione incrociati, sono soggetti giuridici indipendenti. In questo caso spesso sono pensate politiche aziendali di gruppo con cui alcune singole funzioni sono delegate a un unico soggetto che le svolge a favore di tutte le società.

    - E' facile pensare che il neoimprenditore miri ad ottenere una struttura flessibile per la sua impresa e che quindi cerchi di tenere all'interno della stessa solo le funzioni davvero essenziali.

CHE COS'E' L'OUTSOURCING

Sia il primo dei due casi sopra visti, che il secondo, in cui invece la delega consente di ottenere buoni risultati mantenendo però una struttura snella dell'impresa, possono definirsi come esempi di outsourcing (o esternalizzazione).
Quando si parla di outsourcing si intende quell'operazione che porta a concedere a terzi, estranei alla struttura dell'impresa, attività che sono solo strumentali a quella essenziale dell'impresa.
I soggetti a cui si possono delegare alcune funzioni hanno come loro scopo proprio quello di porre in essere esattamente quelle prestazioni che gli si richiedono.
Presumibilmente saranno dunque tecnicamente più preparati rispetto al neoimprenditore.
L'outsoucing in alcuni casi è dunque da vedere come un abbandono del fai da te per affidarsi a chi può vantare una maggior professionalità nel settore specifico.

OUTSOURCING E DIPENDENTI

Quando si parla di flessibilità della struttura imprenditoriale ci si riferisce in linea di massima a due variabili: all'investimento finanziario necessario ed anche all'investimento in forza lavoro.
Questi due fattori possono infatti creare rigidità all'impresa.Soprattutto la seconda di queste due situazioni è senz'altro una di quelle che crea le maggiori esigenze, tra le piccole imprese ai primi passi sul mercato.

LE VARIABILI FISCALI

Una volta tanto la convenienza o meno della scelta imprenditoriale (ricorrere all'outsourcing o fare tutto da sé) non presenta eccessivi grattacapi volgendo lo sguardo alle conseguenze fiscali. I vantaggi e i rischi in questo settore sono da correlare a due diverse imposte: l'Irap e l'Iva.Vediamo che cosa accade ai fini Irap:
ai fini del calcolo di quest'imposta il costo sostenuto per i lavoratori dipendenti non è deducibile. Ciò significa che se l'impresa "Alfa" fattura 100 milioni in un anno e l'unico costo che sostiene è quello dello stipendio del suo dipendente pari a 55, dovrà pagare l'Irap calcolando l'imposta (con l'aliquota del 4,25%) sulle 100 lire che rappresentano i ricavi dell'anno.
Ora, immaginiamo che la prestazione del lavoratore dipendente possa essere affidata ad un terzo rispetto all'azienda (per esempio un'impresa specializzata del settore) pagandola ancora 55 milioni. I risultati Irap cambieranno: il costo sostenuto sarà qualificato come costo per servizi ricevuti (e non costo per lavoro dipendente) e sarà deducibile dall'imposta che quindi sarà calcolata solo su 45 (ovvero sul risultato netto dell'esercizio).
Il risparmio fiscale ottenuto è facile da individuare: si risparmia il 4,25% su 55 milioni, ovvero circa 2,34 milioni di lire. Ma, oltre alle altre considerazioni di convenienza, è sempre vero che fiscalmente l'outsourcing è vantaggioso? No, non è sempre così.
In alcune situazioni, infatti, una particolare attenzione deve essere prestata all'imposta sul valore aggiunto.
Ciò accade quando l'impresa che si trova a decidere se ricorrere o meno all'outsourcing è uno di quei soggetti per cui le prestazioni rese sono considerate esenti da imposta

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